Stare al passo dei tempi: missione della Rivista Scientifica “Igiene e Sanità Pubblica”

«Poiché a chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza, ma a chiunque non ha sarà tolto anche quello che ha»»

Vangelo secondo Matteo 13:12.

Questo primo numero del 2019 assume un importante significato nella vita della Rivista per alcune modifiche sia di forma (esposte in questo stesso numero nella “Lettera aperta ai lettori”) che di sostanza, giustificando il titolo di questo Editoriale, ovvero pervenire a un “cambio di passo” per rimanere all’“altezza dei tempi”.

Ma, prima di presentare le “novità”, è opportuno ripercorrere alcune tappe dei 75 anni di vita della Rivista in quanto le pregresse esperienze hanno lasciato delle indelebili tracce. Non si può infatti trascurare di onorare il passato di questa Rivista e le migliaia di pagine che sono state riempite, quanto meno come testimonianza della “esistenza in vita” della disciplina e prova materiale che documenta la partecipazione dei numerosissimi professionisti che hanno fornito il materiale pubblicato, Da notare che all’iniziale orientamento igienistico – tutela della salute nel senso più ampio del termine (promozione, conservazione, recupero della salute e aspetti amministrativi collegati) – del materiale pubblicato si veniva man mano ad aggiungere quello relativo alle modifiche politico-organizzative del sistema sanitario. Stante al materiale ricevuto, all’Igiene subentrava la Sanità pubblica in quanto l’instaurarsi di un ambiente instabile per le modalità operative e l’applicazione delle conoscenze igienistiche, assorbiva l’attenzione degli “addetti ai lavori” e consumava gran parte del loro tempo lavorativo.

Nel 1944 mentre era al termine la II guerra mondiale, Gaetano Del Vecchio fondava la Rivista “Igiene e Sanità pubblica”, indicata come “Rivista mensile, scientifico-pratica”, avendo, come condirettore e redattore capo, il fratello Vittorio Del Vecchio. Nel gennaio 1945 ne veniva pubblicato il primo numero. La Direzione era posta a Salerno, Rione Carmine, Palazzo Primavera, un riferimento tutt’altro che insignificante in quanto indicativo della eredità ideale con la Scuola medica salernitana, il cui logo ancora adorna la sua copertina. «Il logo rappresenta il sigillo della celebre scuola medica di Salerno, sorta intorno all’anno mille, con al centro S. Matteo, protettore della città, ai lati due dottori, nel tondo la designazione di Salerno come città Ippocratica (Civitas Hippocratica)» (Editoriale. Igiene e Sanità pubblica e Internet. IgSanPubl 2000: 56; 177-180). É sorprendente constatare che Robert K. Merton (“Scienza, religione e politica” Il Mulino ed, Bologna 2011) ha chiamato “effetto S. Matteo” l’opportunità più favorevole offerta ai ricercatori già affermati di pubblicare i loro lavori nelle riviste più prestigiose. Il riferimento è a un passo del Vangelo secondo Matteo, una indicazione del tutto contraria a quella che è stata e sarà la politica editoriale della Rivista che vuole dare voce e sostegno a tutti coloro che possono fornire utili contributi al progresso della Sanità pubblica, “senza distinzione di condizioni individuali o sociali” (come recita la L. 833/78).

Comunque nel corso del lungo tempo trascorso sono rimaste inalterate tre caratteristiche che, se può valere un ardito paragone con le persone, costituiscono la “personalità” della Rivista.
La prima caratteristica è che, fin dalla sua nascita la Rivista è stata destinata ai professionisti di Sanità pubblica, pubblicando lavori appartenenti a due indirizzi: la ricerca, ovvero la scoperta di nuove conoscenze, e la osservazione/valutazione dell’applicazione pratica di quest’ultime. Questo impianto era visibile anche dalla collaborazione tra i due fratelli Del Vecchio (il direttore Gaetano, al vertice dell’organizzazione della Sanità pubblica, futuro Medico provinciale di Roma, e il condirettore Vittorio, al vertice dell’organizzazione universitaria, futuro direttore dell’Istituto di Igiene “G. Sanarelli” dell’Università La Sapienza di Roma). Questa impostazione è rimasta inalterata per tutto questo tempo – enorme se si considera il contemporaneo sviluppo scientifico-tecnologico – perché risponde alla natura teorica e pratica di tutte le discipline scientifiche, ed in particolare della Sanità pubblica. Una ripartizione peraltro fortemente contrastata, a buona ragione, da coloro che ritengono che in ambedue i campi i migliori risultati si ottengano quando vengano coltivati dalle stesse persone o, quanto meno, da una loro stretta collaborazione. Questo è il motivo per il quale in questa Rivista scientifica non sono mai state tracciate linee nette di demarcazione tra ricerca investigativa e ricerca applicativa.

La seconda caratteristica riguarda la natura “scientifica” della Rivista, o meglio indicata come “scientifico-pratica”. Senza addentrarsi in un dibattito epistemologico, anche in questo caso il concetto assume un duplice significato. Attualmente nel mondo scientifico il termine ha una connotazione oltremodo selettiva omologandosi ai risultati dei soli metodi sperimentali, che rispondano a rigide norme raccolte in appositi manuali e verificate da un gruppo di esperti (referaggio). Le ragioni di questa severità sono legati all’accostamento sempre più spiccato alla vericidità della conoscenza e all’utilizzo universale dei risultati. Poiché ogni disciplina si distingue per le caratteristiche peculiari delle metodologie utilizzate, sono sostanzialmente i metodi epidemiologici e i metodi statistici a fornire il supporto metodologico scientifico alla Sanità pubblica. Ma sono altrettanto scientifiche le conoscenze fondate sull’esperienza, a seguito dell’analisi rigorosa, logico-razionale dei fenomeni ed eventi. In questo caso è la comunità di specialisti, guidati da una cultura comune e principi etici condivisi, a decretare la validità delle affermazioni (costruzione sociale del sapere scientifico). É assodato che la Sanità pubblica, per la sua natura “sovraindividuale” abbraccia entrambi gli approcci scientifici tipici delle scienze naturali (soprattutto biologiche) e di quelle umanistiche (soprattutto sociali). La Sanità pubblica è infatti al servizio della società, dei suoi bisogni, delle sue necessità. Ancor più della Medicina la Sanità pubblica è una scienza applicata ovvero una disciplina che si avvale delle conoscenze delle scienze naturali ma che agisce in un mondo di “valori”.

Il terzo elemento è il riferimento, o meglio la discendenza ideologica e forse spirituale dalla Scuola Medica Salernitana. Oltre ad essere la prima e più importante istituzione medica d’Europa nel Medioevo (XI secolo) e, come tale, considerata da molti come l’antesignana delle moderne università, ha avuto il merito di fornire a quei tempi una preparazione professionale fortemente razionalista di Medicina clinica e di Medicina preventiva. La trattazione che ha reso famosa questa scuola: il Regimen Sanitatis Salernitanum detto anche Flos medicinae Salerni – ovvero il “fior fiore” della sapienza medica del tempo – era basata sulla pratica e sull’esperienza di molti ed impartiva precetti non tanto per guarire quanto per mantenere sana la gente, in un’epoca di scarse risorse terapeutiche. Per le attuali condizioni demografiche ed epidemiologiche del nostro paese questo orientamento è ora di nuovo in voga manifestando tutta la sua attualità. Le tre caratteristiche storiche forniscono una coerenza e continuità ai contenuti della Rivista, soprattutto in presenza di una costante evoluzione (a volte “rivoluzionaria”) dell’Igiene e della Sanità pubblica che dalla fine dell’800 in poi si sono sviluppate spinte dal forte progresso scientifico e dall’affermarsi dei sistemi di welfare pubblico, diventando, nello stesso tempo, la manifestazione di uno spiccato sviluppo tecnologico e l’espressione di un’avanzata politica dei diritti. Nata con il positivismo “scientifico” si è rivelata spesso “scientista” cioè troppo poco attenta alle ragioni che esistono fuori dalla scienza; come pure spesso ha subordinato l’individuo alla società (statalismo) instaurando il predominio della burocrazia e della tecnocrazia al posto di una sana democrazia – malgrado le contrarie dichiarazioni di principio come “Partecipazione e tutela dei diritti dei cittadini” nel Titolo IV, D. Lgs. 502/92 e 229/99). Oltre a queste ricadute negative, la Sanità pubblica è stata travolta dalle circostanze: la cultura, la scienza, la società, il diritto, tutto è in transizione, tutto cambia senza una direzione precisa creando un’ubiquitaria incertezza e uno stato di disagio e, conseguentemente, una persistente sensazione di crisi. Un modesto e succinto sforzo di interpretare questa realtà e illustrare questa evoluzione è stato fatto con la pubblicazione degli Editoriali che hanno accompagnato ogni numero della Rivista. L’utilità degli Editoriali bimestrali consiglia di non interrompere questa consuetudine, eventualmente aggiungendo un “Notiziario ragionato” qualora compaiano segnalazioni incisive sulla teoria e pratica della sanità pubblica.

Per stare al passo dei tempi non è però sufficiente registrare passivamente quanto avviene nel campo di interesse (funzione informativa) ma possibilmente indicare e facilitare quelle tendenze che possono favorire le finalità e promuovere lo sviluppo della disciplina (funzione formativa). Col desiderio di contribuire a superare l’attuale innegabile periodo di crisi, si coglie l’occasione di questo primo numero del 2019 per enunciare le modifiche migliorative di sostanza che si intendono perseguire nel prossimo futuro.

Stante che le idee, ma anche le azioni, camminano sulle gambe degli uomini, il primo obiettivo è focalizzare l’attenzione sulle persone che possono e/o debbono tutelare la salute individuale e/o collettiva. Oltre agli sforzi per conseguire «La formazione di una moderna coscienza sanitaria sulla base di una adeguata educazione sanitaria del cittadino e delle comunità» (art. 2, Legge 833/1978), occorre porsi il quesito di chi tutelerà, ora e in futuro, la salute della popolazione mantenendola più sana possibile. Nella attuale società della conoscenza non basta più “sapere” e nemmeno “saper fare”, occorre “saper comunicare il sapere” e “saper comunicare il saper fare”. Si tratta di nozioni e competenze ormai richieste in tutte le professioni ad elevato contenuto tecnico-specialistico, in quanto è stato ripetutamente segnalato il divario esistente tra quello che si conosce e quello che si riesce ad applicare. La Rivista si propone come strumento di facile comunicazione e prodiga di informazioni, suggerimenti e raccomandazioni per rafforzare l’istruzione e formazione professionale. Cercherà quindi di favorire la pubblicazione delle ricerche e delle buone pratiche che possono riuscire utili alle Istituzioni e Organizzazioni responsabili della formazione professionale di tutti coloro che possono agevolare o ostacolare anche involontariamente, la salute pubblica. Si tratta di molte categorie di professionisti e cultori della disciplina, in primis, ovviamente, i professionisti sanitari medici e non medici.
Altra modifica riguarda la maggiore attenzione che verrà prestata alla Assistenza sanitaria primaria, un tema che già in passato è stato oggetto di segnalazione ma che sempre più dovrà occupare gli spazi di questa Rivista. Infatti per tutelare la salute collettiva ci sono in tutti i sistemi sanitari molti segnali della necessità di integrare Sanità pubblica e Assistenza sanitaria primaria. Dalla Dichiarazione di AlmaAta dell’Organizzazione Mondiale della Sanità del 1978 quello che all’inizio era considerato un valido principio – strutturare l’assistenza sanitaria a livello comunitario in risposta ai bisogni degli individui e delle popolazioni – si è rivelato per i sistemi sanitari strutturati in più livelli un fattore determinante per un’assistenza sanitaria meglio organizzata e più efficace, efficiente, sicura e tempestiva.

Sempre in tema di politica editoriale, ovvero delle ricadute dell’evoluzione della Sanità pubblica sui contenuti della Rivista, si deve prendere atto del marcato spostamento della ricerca scientifica dalla malattia alla salute e, dato il buon livello di salute raggiunto, dal costituzionale diritto alla salute al diritto al benessere. Ne consegue l’allontanamento della ricerca dalle scienze mediche e l’avvicinamento alle scienze sociali in quanto la salute è sempre più dipendente dalle condizioni sociali e culturali e tra le scienze della salute solo la sanità pubblica può modificare e migliorare i rapporti con la società. Un fenomeno reso più accentuato dagli effetti della grande crisi economica e dalla rivendicazione di una maggiore partecipazione alle scelte in sanità da parte del Cittadino, sempre meno mediate dal personale politico ed amministrativo. Per concludere una analisi degli articoli finora pubblicati documentano un orientamento concentrato su problemi locali ma inserito in un quadro di sanità pubblica globale, indirizzato alla soluzione di questioni pratiche ma al tempo stesso non privo di creatività, ed una presenza di autori provenienti da tutte le professioni sanitarie. Questi segnali alimentano la speranza di poter continuare la pubblicazione della Rivista nell’interesse della materia tanto amata.

Armando Muzzi – Augusto Panà

Note

  1. La Rivista è stata infatti “l’Organo ufficiale dell’Associazione dei Medici provinciali italiani”, ovvero il palcoscenico dei professionisti con elevate responsabilità di organizzazione e gestione dei servizi sanitari, attori principali della tutela della salute collettiva sul territorio italiano.
  2. Gli editoriali sono stati pubblicati raccolti in 4 volumi: 1. Ragionamenti di Sanità Pubblica I. Editoriali del nuovo corso della rivista 1994-2005; 2. Ragionamenti di Sanità Pubblica II. Editoriali 2006-2010; 3. Ragionamenti di Sanità Pubblica III. Editoriali pubblicati dal 2011 al 2014; 4. Ragionamenti di Sanità pubblica IV. Editoriali pubblicati dal 2015 al 2018
  3. Sono numerosissime le analisi sulla crisi dei valori che hanno colpito le scienze mediche (Ivan Cavicchi. La questione medica, come uscire dalla palude. QSe 2005). Per quanto riguarda la crisi della sanità pubblica vengono chiamati in causa gli impulsi che la alimentano come una nuova idea di salute e di emancipazione dalle malattie, una diversa spiegazione delle modalità di tutela della salute, un più severo giudizio dell’operato dei professionisti sanitari, un diverso peso e un diverso rapporto tra sistemi di tutela e economia, un forte decentramento decisionale.

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