«I lettori non li posso vedere in faccia, e in un certo senso la relazione con loro è soltanto concettuale, tuttavia per me quell’invisibile relazione “concettuale” è qualcosa della massima importanza, e con questa convinzione ho vissuto finora»»
(Haruki Murakami. L’arte di correre. Einaudi ed, Torino 2009, pag. 83).
Con il primo numero del 2019 inizia un nuovo corso della (settantaquattrenne) Rivista ampliando per quanto possibile i contenuti, e facendo proprie alcune innovazioni tecnologiche come, ad esempio, il superamento dell’affermazione di Murakami in quanto sarà ora possibile con mezzi di comunicazione informatica stringere una relazione più diretta e esclusiva con i lettori.
Da notare che quest’anno cade una data significativa, le “nozze d’argento” con il lettori, ovvero il 25° anniversario della prima profonda modifica editoriale. Infatti nei primi mesi del 1994, «Per aderire ad un espresso desiderio del Fondatore e per tentare di serbarne il ricordo nel modo più consono alle Sue aspirazioni – sostenere cioè l’Igiene e fare opera di formazione degli Igienisti – ho preso la decisione di rilevare la testata della Rivista e continuarne la pubblicazione, affrontando le difficoltà tecnico-amministrative ed editoriali che tale impresa comporta» (“Lettera aperta ai lettori della Rivista”, IgSanPubl 1994; 50: 74-80). In questo momento ogni decisione sul futuro della Rivista cade in una fase di estrema confusione e di difficoltà, in quanto vengono messi in discussione i fondamenti non solo del mondo editoriale – tutto ciò che è “carta stampata” sembra superato dalla comunicazione digitale – ma anche del mondo scientifico e, ovviamente, della Sanità pubblica. Lasciando la narrazione del rapporto tra la Sanità pubblica e la Rivista all’editoriale del primo numero dell’anno in corso (Stare al passo dei tempi: missione della Rivista Scientifica “Igiene e Sanità Pubblica”), sembra opportuno far partecipi i lettori del travaglio che ha investito gli altri due punti. Il mondo della comunicazione editoriale e quello della ricerca scientifica si trovano coinvolti in una rivoluzione dai confini poco marcati e dagli esiti ancora incerti.
Sono ben note le conseguenze dell’invenzione della stampa a metà del XV secolo che fece diminuire la distanza spazio-temporale di trasmissione delle informazioni (aspetto qualitativo) e allargare la platea degli utilizzatori (aspetto quantitativo). Una rivoluzione della comunicazione che, oltre a far nascere l’industria editoriale, modificò non solo i costumi e le abitudini delle persone, ma cambiò le persone stesse e il loro modo di pensare. Di questi cambiamenti si giovò in modo particolare la ricerca scientifica. La scienza è infatti un sapere intersoggettivo, poiché i suoi procedimenti devono essere “pubblici”, cioè accessibili a tutti, e le sue scoperte devono essere universalmente valide, ossia “verificabili”, in linea di principio, da ognuno che ha desiderio di cimentarsi nell’impresa. I risultati di qualsiasi indagine non assumono valore scientifico se non vengono registrati, riferiti, diffusi, condivisi e infine trasformati in proprietà comune, tramite la loro pubblicazione formale.
La sociologia della Scienza insegna come il ricercatore “dona” i propri risultati alla comunità scientifica di cui fa parte la quale, accettandoli, ne riconosce il valore. La Scienza “obbliga” i ricercatori a diffondere i
propri risultati e questa circolazione di esperienze ha, a sua volta, ulteriori effetti virtuosi, come la possibilità di attingere a risultati altrui, contribuendo al proliferare delle idee e alimentando il progresso scientifico. I “prodotti” della ricerca scientifica sono infatti di almeno tre categorie: nuove conoscenze, formazione di personale altamente qualificato, e ricadute tecnologiche che possono avere un impatto socioeconomico. Questo quadro si sta velocemente modificando in presenza di una doppia congiunta rivoluzione: tecnologica- digitale (adozione e proliferazione di computer e memorie digitali) e informatica- culturale (cambiamenti socio-economici apportati dalle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione). Grazie allo sviluppo di dispositivi interattivi, World Wide Web, digitale terrestre e smartphone, si è assistito alla proliferazione e alla moltiplicazione dei canali d’accesso all’informazione, che hanno cambiato le modalità in cui avviene l’atto comunicativo. Ormai l’informatica sanitaria, l’informatica medica e l’informatica di sanità pubblica sono diventate apposite discipline che supportano tutti gli aspetti connessi alle esigenze sanitarie, accompagnate ad una serie di cambiamenti sociali, economici e politici conseguenti alla digitalizzazione degli accessi all’informazione.
Senza approfondire ulteriormente questo enorme tema, che è diventata addirittura materia di appositi Corsi di Laurea (in Scienze della comunicazione), non si può ignorare che i formati digitali permettono di ridurre drasticamente le limitazioni dovute ai costi di stampa e di distribuzione del materiale editoriale. Ne consegue, eliminando uno dei vincoli che caratterizzavano la pubblicazione scientifica, una proliferazione di testate che aumentano a dismisura le opportunità di pubblicazione. Si registrano così due tendenze apparentemente contraddittorie. Da un lato si crea più spazio per un maggior numero di studi, anche molto specifici o di nicchia, dall’altro i contributi si concentrano, per ottenere il desiderato riconoscimento, in una ristretta cerchia di riviste “prestigiose”. In media circa 80 dei 100 articoli più citati degli ultimi anni sulle scienze della vita si concentrano in solo sei riviste scientifiche, nessuna italiana (Young NS, Ioannidis JPA, Al-Ubaydli O. Why Current Publication Practices May Distort Science. PLoS Med 2008). Non si può ignorare che questo fenomeno è dovuto alla fama e credibilità che le Riviste scientifiche acquisiscono nel tempo a seguito delle rigide regole editoriali e della scrupolosa revisione degli articoli da pubblicare, un esempio da imitare per tutte le Riviste che si definiscono scientifiche.
Inoltre l’agevole accesso alle informazioni digitali, accompagnato da potenti motori di ricerca sempre più specifici, ha consentito di affiancare alla comunità scientifico-professionale una pluralità di soggetti quali organizzazioni ambientaliste, associazioni di pazienti e/o cittadini, industrie produttrici di beni e servizi sanitari, che sono diventate consumatori ma anche erogatori di risultati e contenuti scientifici. Si arriva a postulare un’idea diversa di fare scienza, più partecipata e interattiva, meno gerarchizzata; la cosiddetta Science 2.0. Ne è un esempio il crescente ricorso ai blog da parte di scienziati o gruppi di ricercatori per rendere pubblici, presentare e discutere le proprie ricerche e i propri risultati. Entrando direttamente in comunicazione e interazione con una comunità nuova, in buona parte inesplorata e sostanzialmente illimitata. Vengono così superate le stesse distinzioni tradizionali tra dibattito scientifico e discussione politica. Si è persino sentita l’esigenza di usare questo immenso ed inesauribile bacino informativo per coadiuvare ed accelerare le funzioni epidemiologiche e di sorveglianza sanitaria a servizio della Sanità pubblica (Eysenbach G. Infodemiology and Infoveillance: Framework for an Emerging Set of Public Health
Informatics Methods to Analyze Search, Communication and Publication Behavior on the Internet. J Med Internet Res. 2009; 11: e11). In questo scenario, “liquido” come la moderna società che ci circonda (“il cambiamento è l’unica cosa permanente e l’incertezza è l’unica certezza” Zygmunt Bauman), si è stabilito per la Rivista di attuare un regime compromissorio tra diverse esigenze, sensibile alle richieste e proposte dei lettori, e modificabile nel tempo. Per la sua affinità specialistica non è, ad esempio, passata inosservata la nascita nel novembre 2016 della prestigiosa rivista “The Lancet Public Health. A new journal for a new era in public health”. Una rivista ad accesso gratuito (open access) per i lettori che «mira a fornire le migliori ricerche, a stimolare approcci multidisciplinari, a promuovere nuovi modi di valutare e affrontare la salute pubblica e forse anche a ringiovanire la Sanità pubblica». É bene però rammentare che la pubblicazione sulle riviste ad accesso gratuito per gli autori sono iniziate per una reazione alla ricerca scientifica a scopi “commerciali”, che non diffondeva i risultati per ricavarne benefici economici.
Si è comunque ritenuto di non abbandonare la forma di pubblicazione cartacea per una parte selezionata di articoli, aprendo contemporaneamente la pubblicazione digitale a tutti coloro che vorranno fornire un apporto personale alla Igiene e alla Sanità pubblica tenuto conto che la maggior parte non sono ricercatori professionali e forse neppure professionisti sanitari.
Nello spirito della comunicazione aperta tra discipline, vengono incoraggiati coloro che possono contribuire non solo nel campo della Medicina e Infermieristica, ma anche della Sociologia, della Antropologia, dell’Economia, dell’Etica, della Politica e della Storia, a condizione che la lente di osservazione sia la tutela della salute, stante la natura multidisciplinare della Sanità pubblica.
In questo modo la Rivista diventa la voce di una comunità professionale di apprendimento (Professional Learning Communities) che presenta lo “stato dell’arte” della disciplina nella corrente situazione storica, utile nel contesto pubblico e pedagogico (soddisfacendo così le esigenze degli operatori sanitari), e rispettando nel contempo la ricca articolazione del dibattito scientifico, per sua natura con carattere di provvisorietà e incertezza (soddisfacendo così le esigenze dei ricercatori professionisti). Come pure non è stato ritenuto opportuno al momento ricorrere all’accesso libero e illimitato (Open Access) da parte sia degli autori, in quanto ogni lavoro deve attraversare il filtro della revisione da parte del Comitato editoriale (che potrà servirsi di revisori “referi” dentro o fuori il Comitato scientifico), e sia dei lettori, che si aspettano una informazione in qualche modo “certificata”. Infatti il solo criterio per giudicare la serietà di una rivista è la presenza di una revisione tra pari (peer review) anche se non sono state ancora standardizzate le sue procedure.
Per rispondere meglio alle nuove esigenze, quindi sono stati in parte rinnovati i componenti del Comitato editoriale e del Comitato scientifico, indicati nella seconda pagina di copertina della Rivista. Come pure sono state parzialmente modificate le norme editoriali indicate nella terza pagina di copertina della Rivista. Finora la Redazione della Rivista ha mantenuto l’assoluta indipendenza da interferenze ingiustificate, ha sempre attentamente ascoltato le voci più diverse e ha selezionato attentamente quegli articoli che sono sopravvissuti all’esame accurato della peer review per soddisfare al meglio le esigenze dei lettori.
Per la sopravvivenza e l’auspicabile potenziamento della Rivista non si possono trascurare però le modalità di finanziamento, ovviamente solo per coprire le spese (segreteria, stampa e spedizione) non avendo mai
avuto finalità commerciali. La Rivista è stata sempre affidata ad una casa editrice not for profit o non commerciale (attualmente la SCE SC Editrice – società cooperativa che fa capo all’Istituto Superiore di Studi “Giuseppe Cannarella”). É difficile ipotizzare che i contenuti della Rivista, pur possedendo di norma un interesse collettivo (la Sanità pubblica ha come “cliente” l’intera popolazione), possano ricevere contributi pubblici. Si è quindi pensato di seguire le due modalità economiche del mercato editoriale delle riviste scientifiche: il modello di pagamento da parte dei lettori (la consueta via dell’abbonamento sia al modello cartaceo e sia a quello informatico con accesso personale tramite password alla piattaforma www.igienesanita.it) e richiedere un modesto contributo alle spese da parte degli autori. Le modalità di abbonamento sono riportate nella terza pagina di copertina della Rivista.
Seguendo il progresso tecnologico si è preparata una piattaforma informatica WordPress sul sito web www.igienesanita.it in modo da passare dai rapporti cartacei alle informazioni elettroniche unidirezionali ed infine a quelle bidirezionali. L’utente collaboratore, potrà avere libero accesso alla piattaforma al fine di inserire un articolo o un documento nel rispetto delle norme editoriali. All’utente collaboratore verrà assegnata una password per aprire un dialogo con l’editore per eventuali proposte di modifiche o commenti e/o osservazioni avanzate dai revisori.
Venticinque anni fa, dopo un grave episodio (la morte del suo Fondatore), si aprì la “scommessa” di non far cessare la pubblicazione della Rivista bimestrale. Ora, alla luce dei profondi cambiamenti sopradescritti, la posta in gioco è diventata ancora più alta. Non resta che sperare che, non solo il gruppo di persone che tengono in vita la rivista col loro lavoro, ma anche coloro che hanno a cuore la Sanità pubblica in generale, siano colpiti da “dipendenza comportamentale”, impulso compulsivo a fare ricerca e a pubblicare i risultati (il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM) nell’edizione di maggio 2013 riconosce solo quella dal gioco d’azzardo o ludopatia).
Il Direttore
Augusto Panà
Il Condirettore
Armando Muzzi