Sanità pubblica e cambiamento climatico

«In un racconto de “Le Mille e una Notte” si legge che la Terra e gli animali tremarono il giorno in cui Dio creò l’uomo».
Marguerite Yourcenar

L’argomento dell’Editoriale di questo numero della rivista (settembre/ottobre 2019) non poteva che trattare del “cambiamento climatico” dato l’enorme clamore mediatico suscitato a livello mondiale dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 23 settembre 2019 e dal furente discorso tenuto in quella sede dalla sedicenne studentessa svedese Greta Thunberg. Senza contare che, sul suo esempio, si è verificata un’ondata di scioperi degli studenti, laddove migliaia di ragazzi in tutto il mondo sono scesi in piazza per chiedere azioni immediate a protezione dell’ambiente (“venerdì per il futuro”).

Se queste imponenti manifestazioni hanno colto di sorpresa le Autorità politiche mondiali non certamente i cultori di varie discipline scientifiche, compresi gli operatori di Sanità pubblica, che da anni si battono per il contenimento del cambiamento climatico producendo un’enorme quantità di prove a sostegno della necessità di agire e di progetti/programmi per la loro realizzazione. Con la abituale e comprensibile visione antropocentrica le ricerche multidisciplinari sul clima hanno riguardato soprattutto gli effetti sulla salute dell’uomo e dei suoi beni in quanto la Terra, che ha subìto nella sua plurimillenaria vita catastrofi naturali di ben più energica e devastante intensità, resta completamente indifferente alle attuali modi- fiche climatiche. Questo giudizio viene condiviso da coloro che negano l’esistenza di una crisi climatica come dimostra la lettera firmata da oltre 500 scienziati ed indirizzata al segretario generale proprio in occasione della citata Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Non è necessario richiamare l’opera di Ippocrate “Dell’aere, dell’acqua e de’ luoghi (sec. V/IV a.C.)” per dimostrare l’interesse di tutti coloro che hanno a cuore la salute umana per le condizioni climatiche. Per secoli patologie infettivo-contagiose e intossicazioni acute e croniche sono state empiricamente attribuite all’aria (teoria miasmatica) prima che gli studi epidemiologici dimostrassero che l’aria è un veicolo di precisi agenti patogeni di natura biologica, chimica e fisica. Però da fenomeni localizzati ora l’attenzione riguarda l’intero pianeta in quanto si è potuto accertare un aumento globale delle temperature: l’atmosfera e gli oceani si sono riscaldati, le quantità di neve e ghiaccio vanno diminuendo, il livello del mare sta risalendo e le concentrazioni di gas serra5 responsabili del riscaldamento sono aumentate.
Il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Intergovernmental Panel on Climate Change – IPCC) la più autorevole istituzione scientifica – formata nel 1988 da due organismi delle Nazioni Unite, l’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) ed il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) – ha definito il riscaldamento globale (global warming) “un aumento delle temperature dell’aria e della superficie del mare combinate tra loro e mediate in tutto il mondo, per un periodo di 30 anni. Salvo diversamente specificato, il riscaldamento è espresso con riferimento al periodo 1850-1900, che rappresenta con approssimazione le temperature in epoca preindustriale”.
Le discipline scientifiche che studiano, in tutte le sue possibili modalità, l’atmosfera, cioè lo strato gassoso che avvolge la superficie della Terra (Scienze dell’atmosfera) hanno avuto un enorme sviluppo tecnologico fornendo una massa di informazioni, specialmente nel campo della meteorologia, passando in pochi decenni dall’“Ufficio presagi” alla previsione matematica dei fenomeni atmosferici in quanto le osserva- zioni si basano ormai su misurazioni dirette e telerilevamento da satelliti e altri sensori extraterrestri. Le osservazioni strumentali su scala globale sono iniziate a metà del XIX secolo per la temperatura e altre variabili e dal 1950 in poi con misure più complete e diversificate.
Buoni risultati si sono ottenuti con le ricostruzioni paleoclimatiche con dati di centinaia fino a milioni di anni fa che offrono una visione completa della variabilità e dei cambiamenti delle caratteristiche fisico-chimiche avvenute nell’atmosfera, negli oceani, nella criosfera e nella superficie terrestre. Certo è che se gli attuali livelli di emissioni gassose non verranno ridotti, non solo le condizioni climatiche ma anche la qualità dell’aria in molte grandi aree urbane si deterioreranno e di conseguenza l’esposizione agli inquinanti atmosferici (ad esempio il particolato) farebbe aumentare la morbosità e la mortalità degli abitanti delle zone interessate.

 

Sono però gli operatori di sanità pubblica i più impegnati a conoscere e divulgare le prove scientifiche riguardanti gli effetti dei cambiamenti climatici sulla salute umana. Effetti che sono stati di recente raccolti e sintetizzati nel Rapporto di Nick Watts e numerosi altri collaboratori nell’ambito del programma “conto alla rovescia” della Rivista The Lancet.

Tra le più importanti ricadute sanitarie accertate, ognuna delle quali è stata oggetto di ulteriore approfon- dimento epidemiologico e proposte di prevenzione, vengono segnalate in estrema sintesi:

  • Un aumento della frequenza e dell’intensità delle ondate di calore che accrescono il rischio di mortalità e morbosità, sopratutto per i soggetti di età più avanzata, di basse condizioni socio-economiche eabitanti in zone urbane.
  • Un aumento della frequenza e dell’intensità di fenomeni climatici estremi e catastrofici, quali tempeste, cicloni, inondazioni (l’aria più calda contiene più umidità, per cui l’aumento delle temperature è associato a cambiamenti delle modalità di precipitazione), paradossalmente anche siccità e incendi che causano direttamente morti e feriti, e indirettamente distruzione di risorse alimentari e riduzione della disponibilità e della qualità dell’acqua potabile.
  • Gravi sconvolgimenti sociali per riduzione della produzione alimentare seguita da un declino economico delle comunità e conseguenti fenomeni di evacuazione o migrazione di intere popolazioni. Il problema epocale delle migrazioni internazionali e all’interno dei paesi è diventato il tema privilegiato della Sanità pubblica Globale.
  • Segnalazioni sempre più frequenti di fenomeni epidemici di molte malattie infettive e parassitarie, spe- cialmente se trasmesse da vettori, attribuibili alle modificazioni ecologiche. «É importante notare che il mutamento di distribuzione delle malattie trasmissibili a seguito dei cambiamenti climatici non è un fenomeno che riguarderà esclusivamente i Paesi a basso reddito, anche se questi saranno i più colpiti. … si assiste proprio in questi anni alla comparsa di malattie infettive in Europa che non sono legate solo alle migrazioni, ma anche ai mutamenti di clima, o all’interazione tra i due. Proprio quest’ultimo problema, quello delle interazioni, dovrebbe particolarmente interessare e preoccupare gli epidemiologi, visto che i fenomeni concomitanti e in parte tra loro legati delle migrazioni di massa e del cambiamen- to del clima possono portare a effetti importanti e imprevedibili» (Vineis P. Cambiamento climatico e malattie trasmissibili. Epidemiol Prev 2012; 36: 132-133)

 

 

La gestione dei rischi per la salute associati al cambiamento climatico antropogenico rappresenta quindi un gravoso impegno per la Sanità pubblica in quanto deve essere affrontata ed attuata dalla collettività ma con l’impegno condiviso dei singoli cittadini, una situazione che genera di solito un conflitto tra interesse pubblico e interessi privati. Le misure proposte più che attuate si possono caratterizzare a breve termine di limitazione dei danni o a lungo termine di contenimento del fenomeno.

La risposta più immediata non può che essere l’ “Estote parati” della versione latina e la “Preparedness” della versione anglosassone, ovvero essere sempre pronti alle evenienze inaspettate anche se prevedibili. Da una diecina di anni è stata creata una apposita disciplina, la “Sanità pubblica preparata per le maxiemergenze” (Public Health Emergency Preparedness, PHEP) definita come «la capacità dei sistemi sanitari pubblici, delle comunità e degli individui di prevenire, proteggere, rispondere rapidamente e riprendersi da emergenze sanitarie, in particolare quelle la cui scala tempistica o imprevedibilità minacciano di sopraffare le usuali capacità di risposta. La preparazione implica un processo coordinato e continuo di

pianificazione e implementazione che si basa sulla misurazione delle prestazioni e sulle azioni correttive». La letteratura riguardante le misure a lungo termine è enorme data la natura multidisciplinare dell’argo- mento. Notevole è il contributo della Commissione “The Lancet” sull’inquinamento e la salute (The Lan- cet Commission on pollution and health) rivolto agli interventi di Sanità pubblica relativi alla riduzione dell’inquinamento atmosferico che concorre al contenimento dei cambiamenti climatici14.

Non ci sono sufficienti informazioni per affermare che i Dipartimenti di Prevenzione – la «struttura operativa dell’unità sanitaria locale che garantisce la tutela della salute collettiva … e promuove azioni volte a individuare e rimuovere le cause di nocività e malattia di origine ambientale» – abbiano istituito al loro interno un apposito Servizio che, recependo le attuali conoscenze scientifiche, propongano e realizzino gli interventi sia a breve che a lungo termine per evitare quanto si era temuto “il giorno in cui Dio creò l’uomo”.

Armando Muzzi – Augusto Panà

note

«In un racconto de “Le Mille e una Notte” si legge che la Terra e gli animali tremarono il giorno in cui Dio creò l’uomo. Questa folgorante visione degna di un poeta, assume al giorno d’oggi pieno significato, dal momento che sappiamo, ancor più del narrato- re arabo del Medioevo, a qual punto la Terra e gli animali avessero ragione di tremare». Marguerite Yourcenar. Il Tempo, grande scultore. Einaudi tascabili 175, Einaudi ed. Torino 1994 (pag. 133)

2 Greta Thunberg nel suo breve intervento si è scagliata contro le classi dirigenti, ovvero la categoria sociale che in tutto il mondo domina le strutture politiche, economiche, sociali, culturali – e anche professionali!!! – di una nazione che, a suo parere, disinte- ressandosi del destino dell’umanità hanno rubato i sogni e l’infanzia di tanti giovani con vuote parole. «Come osate? Da oltre 30 anni la scienza è chiara, cristallina: come osate continuare a guardare da un’altra parte?»

3 “Venerdì per il futuro” ovvero sciopero scolastico per il clima (Fridays for Future, Global Strike 4 Future, Youth for Climate o Youth Strike 4 Climate), è diventato un movimento internazionale di protesta, composto da alunni e studenti che decidono di non frequentare le lezioni scolastiche per partecipare a manifestazioni in cui chiedono e rivendicano azioni atte a prevenire il riscaldamento globale e il cambiamento climatico. A ispirare l’attivismo dei giovani è stata proprio la Thunberg la quale, per tre settimane consecutive, ha marinato la scuola ogni venerdì per andare sotto il Parlamento svedese a chiedere immediate azioni a favore dell’ambiente.

4 Nella lettera gli scienziati negano apertamente la relazione tra attività umane e surriscaldamento globale sostenendo che il clima della Terra è cambiato più volte da quando esiste il nostro pianeta, con periodi più caldi e più freddi causati da fattori naturali. In attesa di una dimostrazione definitiva si prende atto che l’argomento è ancora “scientificamente controverso”.

5 Alcuni gas presenti nell’atmosfera di origine sia naturale e soprattutto antropica sono trasparenti alla radiazione solare in entrata sulla Terra e riescono a trattenere, in maniera consistente, la radiazione infrarossa emessa dalla superficie terrestre Questa loro proprietà causa il fenomeno noto come “effetto serra”.

6 Negli anni ’30 i Bollettini delle previsioni meteo erano emessi dall’”Ufficio Presagi” del Ministero dell’Aereonautica che, come dice il nome, seguendo una tradizione millenaria erano basati più su segni premonitori che su osservazioni scientifiche.7  «I cambiamenti climatici stanno ormai incidendo negativamente sulla salute umana e sui sistemi sanitari, e si prevede che in futuro il cambiamento climatico modifichi le aree geoclimatiche e il peso di diversi esiti di salute sensibili al clima e alteri il funzionamento della sanità pubblica e dei sistemi sanitari» (Haines A, Ebi K. The Imperative for Climate Action to Protect Health. N Engl J Med 2019; 380: 263-73). I cambiamenti climatici sono parte di «molteplici cambiamenti ambientali globali attualmente in corso quali … perdita di biodiversità, esaurimento delle acque dolci, deforestazione tropicale, sfruttamento ecces- sivo della pesca, acidificazione degli oceani e degrado del suolo, che hanno implicazioni sostanziali, ma ancora imperfettamente comprese, per la salute umana» (Frumkin H, Haine A. Global Environmental Change and Noncommunicable Disease Risks. Annu.Rev.Public Health 2019.40:261–82).

8  Il Programma “Conto alla rovescia del Lancet su salute e cambiamenti climatici: modellare la salute delle nazioni per i secoli a venire” è stato lanciato per rendere operante un sistema di monitoraggio globale del tutto politicamente indipendente rivolto ad osservare le ricadute sanitarie, in termini di impatto sulle condizioni di vita e di lavoro e di risposta alle sollecitazioni dei cam- biamenti climatici (Watts N, et al. The Lancet Countdown on health and climate change: from 25 years of inaction to a global transformation for public health. Lancet 2018; 391: 581−630). Questo Rapporto elenca 41 indicatori di impatto e progressi in cinque settori: ricadute dei cambiamenti climatici; esposizione e vulnerabilità; pianificazione dell’adattamento e resilienza per la salute; azioni di attenuazione e loro benefici per la salute; economia e finanza; e infine impegno pubblico e politico (The 2018 report of the Lancet Countdown on health and climate change: shaping the health of nations for centuries to come. Lancet 2018; 392: 2479–2514).

9  Le “Ondate di calore” hanno suscitato grande preoccupazione nelle Autorità sanitarie. Il Ministero della Salute lancia annual- mente delle Campagne informative come parte delle strategie previste dal “Piano nazionale per la prevenzione degli effetti del caldo sulla salute” con l’obiettivo di favorire il coordinamento inter-istituzionale ai vari livelli e fornire linee operative per la creazione di un sistema centralizzato di previsione e prevenzione degli effetti del caldo sulla salute. Vengono messi a disposizione bollettini con le previsioni delle ondate di calore, i consigli e le informazioni utili per la popolazione, le linee guida per gli operatori dei servizi sanitari e sociali, e la mappa dei servizi attivi a livello locale.

10  Si pensa che il cambiamento climatico possa compromettere il sistema di approvvigionamento alimentare in quanto aumenterà i rendimenti agricoli a latitudini più elevate ma diminuirà quelli a latitudini più basse. La conseguenza sarebbe un aumento del numero di persone sottonutrite nelle zone equatoriali che richiederebbe una grande ridistribuzione del cibo a livello mondiale.

11  Siccome il cambiamento climatico riguarda tutta l’umanità, una delle sfide della Sanità pubblica Globale è proprio la tutela della salute dei migranti e le tematiche di salute associate alle migrazioni che in questo momento rappresentano questioni cruciali per l’agenda internazionale dei governi e della società civile. La tutela di tutte quelle persone che, per diversi motivi, si trovano in condizioni di fragilità sociale è l’idea alla base della Risoluzione Oms/WHO sulla salute dei migranti WHA61.17 approvata dalla 61a Assemblea mondiale della sanità nel 2008.

12  Per superare questa difficoltà viene raccomandata la formazione di una “cittadinanza energetica” (energy citizenship) sollecitan- do la partecipazione del pubblico alle transizioni energetiche a basse emissioni di carbonio. «Fino a poco tempo fa, le persone nei sistemi energetici sono stati considerati solo “consumatori di energia”, trattati come clienti e attori passivi del mercato, o come disinteressati destinatari della tecnologia ai margini dei sistemi centralizzati… Ora la partecipazione alle transizioni energetiche è diventato “un fenomeno emergente e co-prodotto” in cui diversi tipi di comunità potrebbero produrre diversi modelli di parteci- pazione» (Ryghaug M, Skjølsvold TM, Heidenreich S. Creating energy citizenship through material participation. Social Studies of Science 2018; 48: 283_303).

 


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